Gesù e la samaritana al pozzo Sala del Servizio di Ascolto Diocesano 'Il pozzo', presso la Curia vescovile di Latina
'Gesù e la samaritana al pozzo', 2017, acrilico su tavola, sala del Servizio Diocesano di ascolto familiare Il Pozzo, presso la diocesi di Latina
Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell'acqua della vita. Ap 21,6
È mezzogiorno, l’ora di massima luce in cui il sole è al culmine del suo splendore.
Lo sfondo giallo luminoso circonda Gesù e la samaritana, introducendoci al mistero del loro incontro. Tra i due si svolge un colloquio profondissimo fatto di sguardi, gesti e parole. Il momento è così denso e pregno, solenne e l’immagine così essenziale che subito comprendiamo di assistere a una manifestazione del kairos "il tempo designato nello scopo di Dio", il tempo in cui Dio agisce, il tempo della Rivelazione illuminato dallo splendore della divinità di Gesù e della sua Parola. “La tua Parola nel rivelarsi illumina” recita l’orante nei Salmi (vedi Sal 119,30).
La scena si svolge intorno al pozzo
Il pozzo nelle tradizioni bibliche dei Patriarchi era considerato il luogo privilegiato dell’incontro tra i giovani fidanzati (Gn 24,11; 29,2; Es 2,15), era il luogo dell’incontro legittimo tra maschile e femminile e neutro (alla luce del sole), luogo della relazione, vi si celebravano anche i matrimoni. Nel deserto il pozzo rappresenta la fonte della vita e della sussistenza, rappresenta la salvezza. Eppure il pozzo, centrale in questa immagine, è nero, vuoto, prosciugato, pieno di sabbia. Questo particolare ci introduce alla lettura simbolica dell’immagine.
Mezzogiorno è l’ora di massimo calore e dunque di massima sete.
La samaritana ha sete, ma la sua non è soltanto una sete fisica bensì una sete più profonda, un vuoto da colmare che costituisce il dramma di ogni uomo. Nell’incontro con Gesù la donna prende consapevolezza della propria aridità interiore e della sete più grande che tormenta il suo cuore. Questa aridità non può essere colmata soltanto attingendo l’acqua al pozzo, è quella “sete” di cui Gesù dirà: “A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell'acqua della vita” (Ap 21,6).
Le mani della samaritana evidenziano questo passaggio dalla morte alla vita interiore.
Ci raccontano l’atteggiamento dell’abbandono della vita vecchia e quello dell’accoglienza del dono di una nuova acqua, l’acqua della vita nuova. La donna lascia cadere a terra la brocca che utilizzava per abbeverarsi perché ormai non ne ha più bisogno. Ora la fonte a cui attingere è un’altra, la samaritana comprende che il suo cuore è fatto per una felicità più grande e abbandona la brocca che rappresenta la sua interiorità fino ad allora sterile. L’altra mano si protende verso Cristo, pienezza di vita, per ricevere la nuova bevanda che qui è associata al sangue del costato. La brocca, il mezzo che la donna usava per attingere l’acqua materiale, viene sostituito simbolicamente dal calice, il mezzo attraverso il quale Gesù dà da bere sé stesso per estinguere la sete spirituale. La nuova sorgente è Gesù.
La ferita nel costato e le stigmate sono qui raffigurate come una anticipazione della Passione e Resurrezione di Cristo a significare che il dono di Salvezza avviene attraverso il compimento della missione e della rivelazione di Gesù: la Crocifissione e la Pasqua. Gesù benedice la donna samaritana e infonde il suo Spirito su di lei. Il vento dello Spirito muove il mantello che si protende verso la donna samaritana e la avvolge completamente. Nella Bibbia il mantello ha un fortissimo carattere simbolico, è figura della persona stessa perciò qui è stato rappresentato come acqua viva che sgorga da Cristo-sorgente. Inoltre “Il mantello è simbolo del carisma profetico; esso è gettato sulle spalle dell’eletto in una specie di investitura divina” (G. Ravasi). La samaritana è chiamata ad una nuova vita a servizio di Dio. Il mantello è anche simbolo di nuzialità e di alleanza con cui il Signore lega a sé l’umanità sua sposa (nella cultura ebraica il segno di sponsalità e di protezione l’uomo getta sulla sposa il lembo del suo mantello Ez 16,8-Rut 3,9) Ha quindi un profondo simbolismo sponsale che culmina nell’immagine paolina della Chiesa/Sposa che incontra e ama Cristo/Sposo.