Un’opera di Giorgia Eloisa Andreatta realizzata per la mensa dei poveri ci rimanda subito al recente Convegno nazionale di Firenze, dove arte, bellezza, carità e fede si intrecciano indissolubilmente. Un tratto caratteristico quello della bellezza che attiene direttamente a Cristo, “tu sei il più bello dei figli dell’uomo” recita il salmo, e ci riporta alla figura del Cristo, che rappresenta il povero come ci dice il vangelo “Ogni volta che avete fatto qualcosa al più piccolo lo avete fatto a me”(Mt.25 ). La pittrice pontina, Giorgia Andreatta, da tempo coinvolta e chiamata a tessere opere d’arte, a dipingere icone come una vocazione, ci parla di “vocazione” , quando la incontriamo per conoscere da lei la motivazione che la ha spinta a realizzare un’opera così imponente e significativa degna di essere custodita nella mensa dei poveri “Don Adriano Bragazzi.” L’opera si intitola “CREATI PER LA CARITA’” ed è composta da tre tavole che insieme formano una croce . L’amore di Giorgia per l’arte risale alla sua adolescenza, ma vivere l’arte come una vocazione è un cammino e una scelta che Dio le ha fatto conoscere momento per momento. Veramente come recita il titolo del Convegno di Firenze “Per un nuovo umanesimo”, nella tre tavole dipinte da Giorgia si intravede e si scorge la nuova umanità inaugurata da Gesù, dopo la sua morte e la sua risurrezione. Le tre tavole formano una croce, ma una croce salvifica, dove il legno della croce è anche il legno della mensa, su cui Gesù si offre per la nostra salvezza. Una crocifissione che svela l’oltre della croce, in una visione escatologica. “Ciò per cui siamo stati creati è l’amore di Dio, stare nella carità” ci dice Giorgia. Se non ci fosse stato un cammino di fede, l’artista pontina sicuramente non avrebbe potuto realizzare questa opera dal profondo valore simbolico. L’opera è stata preceduta da un cammino di fede nel gruppo SPES, nella comunità di santa Chiara di Latina, seguito dal diacono Daniele Efficace. Un cammino che ha comportato alcuni ritiri nell’eremo di sant’Egidio a Frosolone, in cui p. Luciano ha chiesto a Giorgia di realizzare per l’eremo un ciclo sulla vita di Sant’Egidio. “Come un segno arrivato dal cielo” ci dice Giorgia. Perché in seguito, quando le è stato chiesto di realizzare un’opera d’arte per la mensa dei poveri lei ha compreso di camminare nella giusta direzione. In realtà il percorso formativo di Giorgia passa, dopo una Laurea in Sociologia, anche attraverso l’Accademia di costume e moda per approdare all’approfondimento dell’arte sacra. La frequentazione del Centro Aletti di cui è direttore p. Marko Ivan Rupnik, massimo esperto contemporaneo in iconografia, ha colpito Giorgia soprattutto in quanto l’arte nasce dalla comunione, dalla preghiera e da una fede incarnata nella vita. L’opera “è stata dipinta in ginocchio” ci dice Giorgia, sia per la grandezza della composizione che per la dimensione orante dell’artista. In questo senso Giorgia ha compreso di restituire ai Signore quanto nella vita le era stato donato: la fede, una famiglia unita, la maternità di tre figli. E’ proprio in tal senso che potremmo intendere due delle tre vie scaturite dalla riflessione del Convegno di Firenze: annunciare, trasfigurare. Gli ospiti della mensa dei poveri e gli stessi operatori pastorali avranno anche l’opportunità di ammirare la bellezza che trasuda da questa opera d’arte, nella quale lo stesso legno della croce di Cristo “diventa il più grande atto di carità di Dio per l’uomo che tutto abbraccia e tutto contiene”. Creati dunque per la carità è l’annuncio di redenzione di Dio per ognuno di noi: a noi, in questo anno di Giubileo della misericordia, l’impegno di saper vivere il progetto di Dio con un cuore trasfigurato che ci fa approdare alla bellezza di sentirci fratelli in Cristo e figli dell’Unico Padre.