Gesù salva Pietro dalle acque, 2016, collezione privata, acrilico su tavola, 2 x 0,90 m
Questa immagine nasce dal desiderio di una coppia di sposi di avere in casa una immagine sacra. Ha preso forma dalla loro e dalla mia preghiera. Rappresenta Mt 14, 22-33.
E' notte, tutto è avvolto nell'oscurità, il mare è in tempesta. Nella letteratura ebraica, la tempesta è data dalle prove, sia personali sia collettive, la cui liberazione può venire solo dalla potenza di Dio e dalla preghiera. In antichità il mare è il luogo del mistero, un mondo ignoto abitato dal male e dalle passioni, starci dentro simboleggia l'essere divorati dai mostri e dal caos. L'acqua è un elemento ambivalente, è necessario alla vita ma potrebbe anche toglierla. Essere salvati dalle acque è come morire e rinascere a vita nuova, per questo l'acqua è il simbolo del Battesimo. La barca è vista nell'ottica della salvezza dal naufragio; la barca è un simbolo usato da moltissimi popoli antichi, essa rimanda al concetto di viaggio, sia del viaggio della nostra vita che del viaggio dopo la vita, verso l'aldilà. Se in questo nostro viaggio riusciremo a guidare bene la barca essa ci condurrà alla vita eterna. Nel cristianesimo la nave è il legno che, pur attraversando acque mosse e pericolose, porta alla salvezza. La barca è il simbolo della Chiesa. Sulla barca vediamo gli apostoli, ognuno in atteggiamento differente di fronte al pericolo: chi si affida, chi è terrorizzato, chi già scorge e indica la via della salvezza... Un angelo guida la barca a significare che nel pericolo non siamo mai abbandonati ma ci sono sempre delle presenze che ci guidano e proteggono. Gesù, vestito di luce, cammina sulle acque, benedicendo, e domina il mare e l'oscurità. In Lui, nel suo sguardo, tutta l'immagine si placa e trova riposo e salvezza. La presenza di Gesù ci salva dalle nostre paure. Al centro dell'immagine è la relazione tra Gesù e Pietro, il gesto di Gesù che salva Pietro tenendolo per il polso, il luogo in cui si misura la vita, donandogli così una nuova vita e ristabilendo una relazione perduta. La persona infatti ha il nucleo della sua identità nella relazione con Dio, dal quale riceve la vita.